Primi dati sull’affluenza alle urne della tornata di elezioni amministrative. A circa metà delle rilevazioni (334 su 768) pervenute al Viminale, la percentuale di affluenza alle urne alle ore 12 per le comunali va attestandosi al 12,9%, in calo rispetto alle precedenti omologhe.
Si vota dunque oggi (dalle 8 alle 22) e domani (dalle 7 alle 15) in 942 comuni, compresi quelli delle due Regioni a statuto speciale coinvolte (Sicilia e Friuli Venezia Giulia). In totale sono 9 milioni e 231 mila gli italiani chiamati alle urne. Saranno rinnovati, tra l’altro, i sindaci di 26 Comuni capoluogo di provincia.
SICILIA – Sono 147 i comuni siciliani che oggi 6 e domani 7 maggio andranno alle urne per il rinnovo degli organi amministrativi. Nei 22 comuni dove si voterà con il sistema elettorale proporzionale, l’eventuale turno di ballottaggio si terrà il 20 e 21 maggio. I seggi sono aperti domenica, dalle ore 8 alle 22, e lunedì, dalle ore 7 alle 15. Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi. Gli abitanti interessati sono 2.041.721, ma gli aventi diritto al voto sono 1.871.422 (di cui 969.204 donne). Tre i capoluoghi di provincia coinvolti: Palermo, Trapani e Agrigento. Nei 147 comuni coinvolti, i candidati a sindaco sono 459, tra cui 52 donne e 59 uscenti. I consiglieri comunali da eleggere sono 2.387 con 14.749 candidati (divisi in 741 liste), di cui 4.600 donne. Le sezioni elettorali che saranno costituite sono 2.071.
Provincia di Catania (21): Aci Bonaccorsi, Aci Catena (maggioritario), Calatabiano, Caltagirone (maggioritario), Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo di Sicilia, Licodia Eubea, Linguaglossa, Mazzarrone, Militello in Val di Catania, Mirabella Imbaccari, Misterbianco (maggioritario), Nicolosi, Palagonia (maggioritario), Paterno’ (maggioritario), Raddusa, San Michele di Ganzaria, Sant’Agata Li Battiati, Santa Maria di Licodia, Tremestieri Etneo (maggioritario) e Vizzini.
In Sicilia si affaccia per la prima volta nella competizione elettorale il movimento Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Ma guarderà con attenzione ai risultati anche il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, alleato col Pd alla Regione ma contrapposto ai democratici nel voto al Comune di Palermo.
ELEZIONI – Queste elezioni, in tutta Italia, appaiono come un test per quella che si definisce “era Monti”. Non tanto come un test relativo all’attività di Governo, quanto un test che chiama in causa tutti quei partiti che, per incapacità o indolenza, hanno portato l’Italia a un vero e proprio commissariamento per uscir fuori da una crisi voluta e determinata, anche, dagli stessi partiti incapaci di gestire ciò a cui erano stati chiamati.
Da queste elezioni potrebbero profilarsi nuovi scenari, sorprese inaspettate, positive o negative che siano. Potrebbero arrivare a definire nuove alleanze politiche nel sud come nel nord d’Italia. Premiare o massacrare chi ha dato sostegno al governo Monti. Stabilendo così in maniera chiara il livello di gradimento del Governo stesso.
E non è difficile prevedere una vera e propria debacle dei partiti inciuciati in scandali, tangenti, tesorieri più o meno indagati, faccendieri di ogni scorta.
In questo caos istituzionale la vera sorpresa potrebbe essere il voto di protesta dato al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, la comicità che assurge a politica laddove la politica non è più in grado neanche di far ridere…
Tante le incognite e le novità. A cominciare dal centrodestra. Quest’anno infatti si registra la rottura dell’alleanza fra PdL e Lega.
Interessante comprendere dal voto quanto la Lega possa risentire della rottura di questa sua alleanza strategica e dei recenti scandali che ne hanno visti i vertici tutti crollare impietosamente al grido del nuovo e più appropriato slogan “ladroni a casa nostra”. Uno scontro che non riguarda più la Lega contro gli altri, ma leghisti contro altri leghisti, maroniani contro bossiani. Mentre il popolo del Nord a questo punto grida non più all’indipendenza da Roma ma all’indipendenza dai vertici, implicati addirittura in (orride) commistioni con la meridionalissima ‘ndrangheta.
E non ride neanche il PdL, che per la prima volta affronta una campagna elettorale con a “capo” (?) Angelino Alfano segretario. In tutto ciò provano a farsi spazio Pd, IdV e Sel coscienti però di non aver saputo mai proporre nulla al popolo, in una totale crisi identitaria che fa comprendere come li si potrebbe votare solo per protesta. Ma ben ricordando il vuoto attorno.
Luigi Asero